Le arti marziali giapponesi aprono uno squarcio su molte realtà, sviluppate in Giappone nel corso dei secoli. Conosciute anche come “arte della guerra” queste arti sono delle vere e proprie regole di vita che consentono di crescere e migliorare non solo dal punto di vista fisico, ma anche spirituale. Solo attraverso un percorso combinato, infatti, l’individuo può manifestare la propria potenza sia nel corpo sia nell’anima.
Il termine “bujutsu”, invece, richiama le tecniche di esecuzione sviluppate nelle diverse arti marziali giapponesi. Una delle curiosità maggiori sulle arti marziali giapponesi riguardano le loro origini. Esse, infatti, sarebbero sorte a partire dall’epoca dei samurai, quando le armi erano concesse solo ai guerrieri, obbligando il resto della popolazione a sviluppare tecniche di difesa diverse da quelle usuali. Nel tempo, alcune arti marziali giapponesi hanno concesso l’utilizzo di diverse armi, mentre altre sono praticate a corpo libero, facendo leva sulla sola forza dell’individuo.
Arti marziali giapponesi: quali sono e come si praticano
Le arti marziali giapponesi hanno conosciuto una forte evoluzione nel tempo, differenziandosi per tipologie e tecniche di combattimento e difesa utilizzate. Il mondo delle arti marziali sviluppato in Giappone è molto affascinante e si è esteso nei secoli, partendo da diverse radici. Tra le principali arti marziali giapponesi ci sono:
• Il Judo: è stato fondato nel 1882 dal professor Jigoro Kano e le sue tecniche di combattimento sono utilizzate per difesa, mai per attacco. Nel 1964 un judoka, ossia un praticante di tale disciplina, partecipò per la prima volta alle Olimpiadi che si tennero a Tokyo. Le tecniche utilizzate nell’arte marziale giapponese dello Judo sono soprattutto quelle di proiezione. Queste si strutturano in un sistema complesso che ha come scopo principale quello di rendere l’avversario vulnerabile, facendolo cadere al suolo
• Il Sumo: anche questa disciplina, come il Judo, non prevede l’utilizzo di un’arma ma si sviluppa in un combattimento corpo a corpo tra due individui. Lo scopo è quello di far uscire l’avversario dal Dohyo, ossia l’area di combattimento, o farlo cadere a terra. In entrambi i casi, infatti, si ottiene la vittoria. Il Sumo prevede l’utilizzo di diverse tecniche di presa e di atterramento, al fine di buttare giù l’avversario
• Il Karate: è la prima arte marziale giapponese conosciuta e praticata anche nel mondo Occidentale. Oltre che essere una disciplina di difesa a tutti gli effetti, si è affermato nel tempo come una vera e propria filosofia di vita. Infatti, la parola può essere tradotta nella seguente espressione “mettersi all’opera per raggiungere il vuoto” e implica, quindi, il raggiungimento di una pace mentale. Tra le tecniche principali ci sono quelle base, definite Kihon e quelle di combattimento definite Kumite
• Il Kendo: quest’arte marziale prevede l’utilizzo della Katana, la spada di legno utilizzata in passato dai samurai. I lottatori impiegati in tale arte, utilizzano una complessa armatura, il Bogu, che permette di coprire la testa, il viso, le spalle, i fianchi e le mani. Le tecniche principali sono quelle base, definite Suburi e Uchikomi e il Keiko, che invece risponde a modalità libere di combattimento.
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