Quando si parla di Elettrolisi si ci riferisce a un processo che si svolge mediante le trasformazioni chimiche con l’ausilio dell’energia elettrica, ovvero in parole più semplici si converte questa energia chimica in energia elettrica. Il termine Elettrolisi deriva dal greco e letteralmente vuol dire rompere con l’elettricità, in quanto impiegare una sostanza tramite il processo di Elettrolisi indica la scomposizione di tale sostanza nei suoi elementi costituivi.
Quindi si parla dissociazione elettrolitica solo quando tramite l’Elettrolisi effettivamente una sostanza viene scissa dai suoi elementi costitutivi, ovvero quando tramite l’applicazione di una corrente elettrica continua le sostanze, fuse oppure in soluzione, vengono scomposte in ioni tramite il processo di dissociazione elettrolitica. Inoltre per il verificarsi di questo fenomeno non è necessario utilizzare l’energia elettrica proveniente dall’esterno, in quanto la dissociazione elettrolitica altro non è che uno dei tanti processi dell’Elettrolisi, quindi Elettrolisi e dissociazione elettrolitica non sono assolutamente sinonimi. Ma quali le particelle dell’Elettrolisi? E come funziona? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Le particelle dell’Elettrolisi e le Leggi di Faraday
Lo studio più approfondito sull’Elettrolisi è stato fatto nel 1982 da Michael Faraday che l’ha portato alla formulazione delle sue leggi, che sostengono, brevemente in parole semplici, le seguenti teorie: 1. la quantità della carica che viene attraversata dalla cella elettrolitica risulta essere direttamente proporzionale alla qualità degli elementi che vengono prodotti durante l’esecuzione dei processi dell’Elettrolisi, 2. che i pesi equivalenti dalle specie chimiche, a parità di carica, risultano essere proporzionali alla qualità che si ottene dai diversi elementi. Le particelle che compongono e permettono l’esecuzione dell’Elettrolisi sono: gli ioni positivi denominati Cationi, l’elettrodo negativo chiamato Catodo, gli ioni negativi conosciuti come Anioni e l’elettrodo positivo che ha il nome di Anodo.
Come funziona l’Elettrolisi
Generalmente gli esperimenti per ottenere il processo dell’Elettrolisi viene eseguito in laboratorio utilizzando delle soluzioni acquose, al cui interno vengono immersi due elettrodi in modo tale da avviare una corrente continua che consentirà un processo di attrazione tra le cariche opposte, ovvero i Cationi verranno attratti dal Catodo mentre gli Anioni andranno verso l’Anodo. Bisona però tenere conto che durante il normale processo Ossidoriduzioni, ovvero la reazione chimica che permette di elettroni da una sostanza chimica all’altra grazie al fatto che viene cambiato il numero di ossidazione degli atomi, le funzioni degli elettrodi sono opposte e quindi è il Catodo (essendo positivo) che attrarrà gli Anioni mentre l’Anodo è negativo.
Questo significa che lo scambio avviene solo durante il processo dell’Elettrolisi, in quanto durante la sua esecuzione la somministazione degli elettroni viene forzata durante la riduzione e questo fa si che gli elettrodi si scambino di ruolo, ovvero in parole più semplici lo ione positivo che entra in contatto con l’elettrodo negativo chiamato Catodo è obbligato, subendo una forzatura, a ottenere gli elettroni dello stesso ione postivo subendo in questo modo una riduzione.
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