I summit sul clima sono davvero efficaci?

Il 30 novembre Parigi ha aperto le porte ai grandi del mondo per discutere sul riscaldamento globale: la Conferenza Onu analizzerà la situazione ambientale mondiale e pomuoverà leggi e soluzioni per contenere l’inquinamento e le emissioni di anidride carbonica.

Per alcuni questi eventi sono decisivi e fondamentali, (se non ci pensano i governi a porre rimedio chi dovrebbe farlo?!) per altri inutili ed inconsistenti ( se abbiamo accertato che sono le industrie ad inquinare, come ci comportiamo? Non possiamo certo tornare all’età della pietra?!).

In realtà, i summit sono l’unica occasione in cui le potenze mondiali si concentrano su temi  ecologici ed ambientali, che spesso vengono ignorati o subordinati ad altri.

Questi appuntamenti costringono i governi a confrontarsi tra di loro per prendere degli impegni in merito di salvaguardia del clima, leggi eco e soluzioni sostenibili.

L’intento dell’incontro di Parigi è studiare un piano che preveda l’incremento delle energie rinnovabili e l’addio al petrolio, altamente inquinante e fonte di guerre geopolitiche per la supremazia sull’oro nero.

D’altro canto gli esperti non sono quasi mai soddisfatti delle decisioni prese durante i summit: per fermare il riscaldamento globale occorre evitare che la temperatura si alzi di più di 2 gradi, questo vuol dire tagliare le emissioni del 40-70% per i prossimi 50 anni. Bisognerebbe rivedere i piani urbanistici e quelli delle produzioni, incentivare l’uso del combustibile fossile e promuovere l’agricoltura sostenibile. Questo come può avvenire se, per esempio, proprio i paesi che inquinano di più, Usa e Cina, mancano negli impegni vincolanti stabiliti nel protocollo di Kyoto? I soliti controsensi del potere.

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