A trentasei fare ancora la differenza non è certamente da tutti, ma se ti chiami LeBron James è chiaro che qualcosa di speciale la devi pur avere. Nonostante più di una volta gli appassionati di scommesse sportive non abbiano esitato a definirlo come un giocatore non più in grado di vincere un titolo, il giocatore nativo dell’Ohio ha dimostrato tante volte di essere superiore a ogni critica.
Alcune statistiche impressionanti
Correva il mese di gennaio del 2007, quando LeBron James inanellava una delle sue peggiori prestazioni di sempre, con 3/13 al tiro in 43 minuti in campo. Da quel momento in avanti, però, in quattordici stagioni e oltre 1300 partite, ha disputato solamente otto gare in cui non ha raggiunto la doppia cifra. Oltre 1000 partite di seguito in cui ha segnato quantomeno 10 punti.
Insomma, come si può facilmente notare all’interno dell’approfondimento che è stato pubblicato sul blog sportivo L’insider, sono sufficienti pochi numeri a spiegare la straordinaria costanza di rendimento che ha caratterizzando, e lo sta facendo tuttora, uno dei più grandi giocatori della pallacanestro americana, ovvero LeBron James.
Ora di primavere sulle spalle ne ha ben 36, ma non ha alcuna intenzione di mollare. Diciotto stagioni e non sentirle. Sì, dal momento che il nativo di Akron è ancora di gran lunga il giocatore migliore di tutta la lega professionistica a stelle e strisce. L’anello che si è messo al dito insieme ai suoi Lakers nella bolla di Orlando lo testimonia alla perfezione.
Si è trattato del titolo numero quattro nella sua carriera, ma non solo, dal momento che si è portato a casa pure il quarto trofeo di MVP delle Nba Finals. Un record pazzesco, dal momento che LeBron è l’unico giocatore in tutta la storia della Nba ad aver vinto il premio di MVP delle finali con tre franchigie differenti. Purtroppo per gli avversari, alla veneranda età di trentasei anni James non è assolutamente sazio, ma anzi ha intenzione di continuare a scrivere ancora un bel po’ di record.
I paragoni con altri big della Nba
Trovare un termine di paragone per LeBron James non è così semplice come si possa pensare. Anche per via del fatto che all’età di 36, ad esempio, Michael Jordan si stava riposando dopo essersi ritirato per la seconda volta dal basket che conta. Aspettando un altro ritorno sulle scene che venne annunciato in una data che tutta l’umanità intera fa fatica a dimenticare, ovvero l’11 settembre 2001.
Discorso assolutamente diverso per Kobe Bryant, che all’età di 36 anni il parquet non aveva alcuna intenzione di mollarlo, anche se bisogna mettere in evidenza come cominciava a sentire i primi scricchiolii dell’età, con l’operazione della spalla destra che sicuramente non ha aiutato a sconfiggere altri record che aveva in mente. Kobe, a quel tempo, segnava 22 punti di media a partita, anche se c’è da dire come i Lakers di quell’epoca non nutrivano alcuna ambizione di vincere il titolo, ma più che altro erano concentrati sull’ottenere una buona scelta al Draft.
Il solo che, per costanza di rendimento e resa si può avvicinare a LeBron è sicuramente Kareem Abdul-Jabbar. Non deve stupire come stiamo parlando del realizzatore più prolifico di tutti i tempi in Nba, con 38387 punti segnati in carriera. Ed è proprio questo il primato a cui punta l’ex giocatore dei Cavaliers e degli Heat. Nel corso delle ultime sette stagioni della carriera l’ex campionissimo gialloviola segnò qualcosa come 23.4 punti di media, mentre LeBron, dal canto suo, ne infila 26 a partita. Forza e costanza, ma tanta voglia di firmare ancora altre imprese e altri record.
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