G6PD: cos’è, cosa vuol dire il valore basso, rimedi per ristabilirlo

La maggior parte delle volte quando andiamo a ritirare le analisi, ci imbattiamo in sigle assurde, impossibili da decifrare senza l’aiuto di un medico: molte volte però conoscere il significato di questi acronimi ci aiuterebbe ad essere più consapevoli in merito alla nostra salute. Oggi vediamo insieme il significato della sigla G6PD, cosa comporta un valore basso di questo indicatore e come ristabilirlo.

Cos’è il G6PD

L’acronimo G6PD indica l’enzima “glucosio-6-fosfato deidrogenasi“: nel nostro organismo questo enzima regola la produzione di energia e svolge una funzione di protezione dei globuli rossi da alcuni effetti tossici prodotti dal metabolismo cellulare. Se vi è una carenza di questo enzima, saremo affetti dalla tipica condizione denominata favismo, chiamata appunto così poiché molte persone sono state colpite da questa patologia dopo aver ingerito delle fave. Queste crisi possono essere dovute sia per via dell’assunzione di fave secche o fresche (anche se quest’ultime sono le più pericolose) ed inoltre possono avvenire a qualsiasi età con una maggiore frequenza, tuttavia, in bambini la cui età è compresa fra i 2 e i 6 anni.

Chi colpisce

E’ uno dei disturbi enzimatici più comuni al mondo, si stima infatti che le persone colpite siano circa 400 milioni. Questa condizione, inoltre, è di tipo ereditaria quindi può essere trasmessa alla prole ma tuttavia può avere caratteristiche diverse essendo conosciute più di 440 varianti della patologia. Questo deficit si localizza nel cromosoma X, ed è questa la ragione per cui le donne sono principalmente asintomatiche mostrando la patologia solo in particolari situazioni di stress, mentre gli uomini vengono colpiti più duramente da questa condizione. Coloro che sono affetti da questo disturbo possono vivere ad ogni modo una vita assolutamente normale: tuttavia maggiore attenzione va prestata ai neonati affetti da questa patologia in quanto essa può causare ittero persistente, provocando danni all’encefalo. Nei soggetti colpiti in modo lieve da questo disturbo, basta intervenire con una giusta idratazione; nei casi più gravi, invece, è necessaria l’asportazione della milza poiché proprio in quest’organo i globuli rossi cominciano a distruggersi.

Consigli

Nei soggetti colpiti è necessaria la visita del medico al fine di stabilire quali siano gli alimenti consentiti, poiché l’assunzione, ad esempio, di alcuni farmaci potrebbe innescare una crisi emolitica. In ogni caso in genere è altamente sconsigliato l’ingerimento di fave o piselli in quanto all’interno di essi sono presenti la vicina e la convicina, imputati dell’aumento dello stress ossidativo. Fra i cibi consigliati inoltre troviamo verdure, cereali ed agrumi in grado di fornire un notevole apporto vitaminico.

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