Obbligazione subordinata: definizione e funzionamento

L’obbligazione subordinata, conosciute come obbligazioni postergate, sono dei titoli che permettono a delle società, che lo hanno emesso, di essere rimborsate per ultime, in caso di liquidazione o fallimento. Principalmente, sono le banche ad optare per esse.

Che cosa sono?

Nelle obbligazione subordinate si ha diritto al rimborso del capitale, ma solo se prima sono stati risarciti gli altri creditori della società che li ha emessi.

In base a quanto stabilito articolo 2411 comma 1, in questo concetto di obbligazione rientrano i rapporti che, in base al profilo della causale, sono sostenuti da:

  • una causa di mutuo, in cui il rimborso è previsto, anche se è stato condizionato dal soddisfacimento di altri creditori;
  • una causa sotto il profilo di struttura finanziaria, in quanto i possessori delle obbligazioni partecipino al meccanismo della subordinazione.

A differenza di quelle ordinarie, queste obbligazioni sono ad alto rischio, soprattutto in caso di fallimento di una banca, perché si dovranno prima risarcire i dipendenti e i correntisti.

In baso a quanto stabiliscono le nuove norme dell’Unione Europea, dal primo gennaio 2016, le azioni sono diventate delle vere e proprie obbligazioni subordinate, per salvare una banca o un’azienda dal dissesto finanziario.

Come funzionano

Chi decide di optare per queste obbligazioni, si sottopone ad un grave rischio, ma queste possono anche portare una maggiore redditività, in quanto caratterizzati da un più alto rendimento o tasso d’interesse.

Oltre ad essere preparati agli eventuali rischi, si deve tenere conto che queste subordinazioni sono:

  • strumenti complessi, e per capire la loro funzione bisogna aver presente anche quelle delle banche centrali;
  • non sono dei bond liquidi, il che non permette di rivenderli a seconda delle necessità;
  • non hanno una data fissa per il rimborso del capitale, e negli ultimi anni si è diffusa sempre di più una pratica dell’incertezza sulla scadenza effettiva degli investimenti, l’ “extension risk”, che rende anche difficile stabilire il rendimento.

Di queste obbligazioni, se ne possono distinguere quattro tipologie: quelle Tier 1, in cui si rischia l’insolvenza sul 100 % del capitale e sono tra le più rischiose, le Upper Tier 2, con la quale chi le emette può posticipare la cedola, ma non annullarla, le Lower Tier 2, che possono durare dieci anni, e grazie alle quali gli interessi si possono sospendere in casi gravi di insolvenza, e le Tier 3, quelle meno rischiose, ma anche meno lucrose, perché non sono considerate dalle banche all’interno di un capitale di vigilanza.

Articoli correlati: