Infrazioni stradali e diritto penale: cosa sapere (e studiare) per difendere o difendersi

Nel mondo reale, quello fatto di sirene in lontananza, controlli improvvisi, multe che arrivano quando meno te lo aspetti e notti che si chiudono con una pattuglia sul ciglio della strada, il confine tra infrazione amministrativa e reato penale può sfumare in un istante; è sufficiente un alito con tasso alcolemico oltre la soglia consentita, una distrazione alla guida, o un comportamento sottovalutato per trasformare un banale controllo in un procedimento giudiziario.

In questi casi, conoscere un avvocato per guida in stato di ebbrezza a Napoli può fare la differenza tra un semplice ammonimento e conseguenze ben più gravi, ma il punto centrale è un altro: quanto sappiamo davvero di ciò che accade dal momento in cui si commette un’infrazione fino al momento in cui si è chiamati a risponderne in sede penale?

Dal codice della strada al codice penale: quando la guida diventa reato

Non tutte le infrazioni stradali hanno la stessa natura: alcune sono di competenza puramente amministrativa, e si traducono in sanzioni pecuniarie o nella perdita di punti sulla patente; altre, invece, sconfinano direttamente nel diritto penale, attivando un iter giudiziario che coinvolge autorità inquirenti, giudici e – spesso – la necessità di un’adeguata difesa legale.

La guida in stato di ebbrezza, per esempio, è un reato a tutti gli effetti quando supera determinate soglie: la legge distingue tre fasce di gravità, ognuna con sanzioni proporzionali, che vanno dall’ammenda alla sospensione o revoca della patente, fino alla possibilità di arresto, ed è importante sapere che la semplice rilevazione di un tasso alcolemico elevato attraverso etilometro può bastare a far partire un procedimento penale.

A quel punto, si entra in un ambito regolato dal codice penale, con tutto ciò che questo comporta: indagini preliminari, possibilità di patteggiamento, udienze e potenziali condanne; ed è qui che si avverte la mancanza, nella società civile, di una consapevolezza reale del significato e della portata di queste situazioni.

L’importanza di conoscere i propri diritti (e doveri) nel momento critico

Trovarsi coinvolti in un’accusa di reato stradale – che si tratti di guida sotto effetto di alcol o droghe, omissione di soccorso o lesioni personali colpose – può essere un’esperienza destabilizzante, soprattutto per chi non ha familiarità con i meccanismi giudiziari.

Molte persone, infatti, si affidano all’istinto o al sentito dire: non sempre collaborano, non sempre tacciono quando sarebbe meglio, non sempre scelgono il momento giusto per spiegarsi, e spesso non sanno che ogni parola, ogni gesto e perfino ogni silenzio può avere ripercussioni legali.

È qui che la conoscenza giuridica – anche solo a livello base – diventa uno strumento fondamentale di autodifesa: sapere, per esempio, che si ha diritto a non firmare un verbale se non se ne comprende il contenuto, o che si può richiedere la presenza di un legale prima di sottoporsi a certi accertamenti, può cambiare radicalmente il corso di una vicenda.

Allo stesso modo, occorre comprendere che esistono anche doveri, come quello di fermarsi in caso di incidente, fornire i propri dati, e – in determinati casi – sottoporsi ad accertamenti.

Difendere o difendersi: due lati della stessa medaglia giudiziaria

Nel momento in cui una persona viene formalmente indagata o imputata per un reato legato alla circolazione stradale, scatta la necessità di una difesa tecnica. Ma cosa vuol dire difendere una persona in questi casi?

E cosa vuol dire, per chi si trova dall’altra parte, essere realmente difeso? Un avvocato penalista non si limita a “parlare al posto dell’imputato”: il suo compito è molto più ampio, più delicato, più strategico; analizza ogni dettaglio della dinamica, verifica la correttezza degli atti amministrativi, valuta eventuali vizi procedurali e costruisce – laddove possibile – una linea difensiva solida, credibile e coerente con la realtà dei fatti.

D’altro canto, per la persona che affronta l’accusa, difendersi non è solo questione di delega al professionista: è un processo che implica collaborazione, sincerità, e una certa capacità di mettersi in gioco.

Difendersi significa anche affrontare le proprie responsabilità, valutare le conseguenze delle proprie azioni e – quando necessario – accettare percorsi alternativi come la messa alla prova o il patteggiamento, strumenti previsti dalla legge per favorire una risoluzione più rapida e meno afflittiva.

Uno sguardo all’evoluzione normativa e alla funzione sociale del diritto penale stradale

Negli ultimi anni, la normativa in materia di reati stradali si è fatta sempre più articolata e severa; l’obiettivo è chiaro: ridurre la mortalità sulle strade, tutelare le vittime e prevenire comportamenti pericolosi, tuttavia, come spesso accade, l’aumento delle pene e l’inasprimento delle sanzioni non sempre vanno di pari passo con un aumento della consapevolezza collettiva.

Il diritto penale, in ambito stradale, non ha solo una funzione repressiva: deve anche avere una funzione educativa, spingendo i cittadini a riflettere sulle proprie condotte e sull’impatto che queste possono avere sugli altri.

Le campagne di sensibilizzazione, le modifiche al Codice della Strada, le sentenze che creano orientamenti giurisprudenziali più rigorosi: tutto contribuisce a formare un tessuto normativo che mira alla responsabilizzazione, ma per raggiungere davvero questo obiettivo, occorre intervenire prima che l’infrazione avvenga, prima che l’errore venga commesso: attraverso l’istruzione, la prevenzione, il dibattito pubblico, e una cultura della legalità che parta dalle scuole e arrivi ai tribunali.

Perché conoscere la legge è il primo passo per non subirla

Le infrazioni stradali, quando sfociano nel penale, non sono semplici “incidenti di percorso”: rappresentano momenti critici che possono cambiare radicalmente la vita delle persone coinvolte; eppure, troppo spesso si arriva a quel momento senza strumenti, senza conoscenze, senza una reale comprensione delle regole del gioco.

Questo articolo non pretende di offrire soluzioni o strategie, ma di sottolineare un punto fondamentale: la consapevolezza è la prima forma di difesa; chi guida, chi cammina, chi condivide la strada con altri – in auto, in bici, a piedi – è parte di un sistema di responsabilità reciproche che vanno conosciute e rispettate.

Chi opera nel mondo del diritto ha il dovere, oggi più che mai, di aiutare i cittadini a orientarsi tra norme, codici, articoli e sentenze; perché solo se comprendiamo davvero le regole, possiamo scegliere se rispettarle, se cambiarle, o – quando serve – se difenderci con cognizione di causa.

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