La maternità surrogata è l’argomento più chiacchierato del momento. Per utero in affitto s’intende la possibilità di far nascere un bambino nel grembo di un’altra donna. In Italia questa pratica è vietata dalla legge ma se ne discute da tempo.
Oggi aspramente criticata e strumentalizzata, la maternità surrogata è al centro del dibattito italiano sul disegno di legge per le unioni civili nel quale è contenuta anche la stepchild adoption, ovvero l’adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso ma che è figlio biologico di uno solo dei partner.
Ma nei Paesi in cui è permessa cosa accade realmente?
In California, per esempio, la pratica dell’utero in affitto è diffusa già da 30 anni. Un’agenzia privata trova la donna che metterà a disposizione il suo utero e stipula un contratto dove sono indicati diritti e doveri di quest’ultima e dei futuri genitori che possono essere etero, omosessuali e anche single. E’ necessario, però, che la madre surrogata abbia un lavoro e un figlio, per evitare che si offra per povertà e che poi sia tentata di tenersi il neonato.
Qui il costo dell’intera pratica si aggira intorno ai 100 mila dollari, 30 mila dei quali andranno alla donna che porta avanti la gravidanza.
In Ucraina la pratica è permessa solo a coppie etero sposate da almeno 5 anni: il costo totale dell’operazione è di circa 30 mila euro, 10 mila li riceverà la madre surrogata.
In Gran Bretagna, invece, non sono permessi compensi: si presuppone che un gesto del genere sia da considerarsi unicamente altruistico.
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