La storia dei computer non è certo iniziata nell’ultima metà del Novecento, e la matematica inglese Ada Lovelace, vissuta nella prima metà dell’Ottocento, si può considerare la sua prima programmatrice. Ma che lavoro svolse questa donna? Con chi? E cosa si sa della sua vita e delle sue scoperte?
La sua vita
Ada nacque a Londra il 10 dicembre 1815, era la figlia di Lord Byron e della sua moglie legittima, ma abbandonò la moglie prima della nascita della figlia. Nonostante la difficile situazione familiare, Ada si dimostrò una ragazza prodigio, brava in matematica, che studiò sui testi di casa.
Nei numeri, Ada trovò un certo equilibrio, e sembra che già a otto anni compiva degli “studi” osservando gli animali in casa e ad undici anni si mise ad osservare i moti di Giove. Tuttavia, negli anni i rapporti con la madre si deteriorano sempre di più e la ragazza cercò più volte di scappare di casa. Ada portò comunque a termine i suoi studi scientifici grazie a due professori privati.
La vera svolta avviene, per lei, nel 1840, quando conobbe il matematico Charles Babbage, che cominciò a seguire in merito ai suoi studi e ricerche. Cinque anni prima conobbe anche William King Noel, conte di Lovelace, che sposò e da cui ebbe tre figli. La collaborazione con Babbage durò vari anni, fino a che Ada non si ammalò di un cancro uterino, ma comunque continuò a lavorare, fino a che non morì alcuni mesi dopo, il 27 novembre 1852, nella sua città natale. Oggi, un linguaggio di programmazione che viene studiato all’università porta il suo nome, l’Ada.
Il lavoro con Babbage
Charles Babbage fu l’inventore della macchina differenziale (una forma primitiva di computer) e Ada, incuriosita da quello elaboratore di calcoli e algoritmi, continuò a studiare e fare ricerche con il il matematico, avendo a disposizione anche un ufficio. Lei e Babbage crearono insieme nuovi linguaggi, e Charles le diede anche un soprannome, “l’incantatrice di numeri”.
Grazie ai suoi studi, Ada diventò una delle donne più famose d’Europa, e già allora lei e Charles si resero conto che la macchina poteva davvero rivoluzionare il mondo, e nel suo diario descriveva così quella prima forma di computer: “una macchina capace di essere uno strumento programmabile, con una intelligenza simile a quella dell’uomo”, e aggiunse anche che essa poteva diventare, con il tempo, la macchina non poteva certo diventare pensante, ma ci si poteva avvicinare.
Anche quando si ammalò, Ada collaborò con il suo “maestro” a un nuovo progetto: la traduzione in inglese delle opere del matematico italiano Luigi Manabrea, che trattavano proprio della macchina di Babbage. Oltre a tradurre le opere, Ada vi aggiunge anche note e appunti, dimostrandosi intuitiva verso le future applicazioni dei computer moderni. Alla fine del libro, inserì anche un algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernouilli, un matematico svizzero che fece una serie di calcoli per risolvere problemi complicati.
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