Il decreto «appropriatezza prescrittiva» della ministra della Salute Lorenzin è stato un buco nell’acqua. Dopo il caos denunciato da medici di base, specialisti e pazienti, l’emendamento è stato sospeso. La norma, entrata in vigore il 4 febbraio, intendeva restringere il cerchio di 203 trattamenti tra esami, visite ed interventi generando problemi ed equivoci tra Asl, pazienti e medici.
Già nelle prime settimane di vita, la legge si è dimostrata subito insolvente. Tanto che la Lorenzin il 20 febbraio ha sospeso la parte più discussa, quella delle sanzioni ai medici che non la mettevano in pratica. Lunedi 14 marzo si è reso ufficiale lo svuotamento definitivo della legge. Uno dei passaggi della legge più contestati è stato quello che imponeva al paziente di aspettare e soffrire per ben 40 giorni prima di poter fare una RX alla colonna vertebrale.
Quasi sempre l’attesa spingeva il paziente ad eseguire il test privatamente. Ora, un tavolo tecnico dovrà ridefinire le prestazioni mediche da sfoltire. Inizialmente con una circolare poi con un decreto sui Lea, Livelli essenziali di assistenza che devono essere gratuiti e garantiti a tutti i cittadini. Al momento anche le sanzioni sono congelate, ed è probabile che vengano riviste e smussate: secondo gli esperti colpiranno solo chi compie gravi violazioni.
Non si tratterà più solo di multe, e a decidere sul da farsi ci sarà un organo preposto dove saranno rappresentati anche i medici. Insomma, del decreto non ne resterà più niente, forse nemmeno i 100 milioni che il governo ipotizzava di risparmiare.
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