Jacques Lacan psicoanalista e filosofo francese: storia, teorie e curiosità

Psichiatra e psicanalista, Jacques Lacan è uno dei principali esponenti della scena culturale francese, nonché strenuo sostenitore dell’importanza dell’inconscio e della teoria freudiana.

Vita di Jacques Lacan

Nato nel 1901, Jacques Lacan ha iniziato il proprio percorso di studi frequentando la scuola psichiatrica di E. Kraepelin, G. Clérambault e E. Kretschmer, laureandosi nel 1932 con una tesi dal titolo “La psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità”. Incontra i più importanti intellettuali del tempo, come Lévi-Strauss, Bataille e Heidegger e nel 1936 presenta la prima comunicazione a un congresso internazionale “Stadio dello specchio”, successivamente ampliata nel 1949 con il nuovo titolo “Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io”.

Il pensiero di Jacques Lacan

Merito dello psichiatra fu quello di riportare in auge il pensiero psicanalitico di Freud, che venne comunque riadattato e reinventato. La teoria di Lacan poneva, infatti, al centro il soggetto, elemento che ha portato all’analisi dell’aspetto della malattia psicanalitica e alla creazione di una pratica clinica della nevrosi e delle perversioni che utilizzava un differente approccio delle varie forme di psicosi.

Un pensiero, il suo, che si è allargato anche ai settori sociale, filosofico, artistico e politico. Esso, in particolare, si estendeva anche al tema linguistico preso in prestito dal modello di Saussure la cui concezione vedeva nei segni degli autonomi e nel linguaggio dell’inconscio il discorso dell’Altro rispetto al soggetto conscio. In sintesi, per Jaques Lacan l’ordine simbolico delle parole, quindi il linguaggio, è dato dalla rimozione dell’immaginario, da intendersi come una scissione fra psichismo inconscio e conscio.

L’accesso al linguaggio, quindi, determina anche quello alla società e alla cultura, elementi propri della soggettività. Il simbolico è il luogo dell’inconscio impersonale, sede dei simboli linguistici e sociali che non hanno significato. Quest’ultimo, invece, arriva nel momento in cui essi si incarnano in un individuo. Così il soggetto dà un significato ai simboli e crea un’unità immaginaria, definita da Lacan come il Me. Si crea, quindi, un’immagine di sé capace di estraniare e separare l’Io in un’alterità idealizzata, in una nuova dimensione esterna che definisce il mondo come un’entità antropomorfica.

Questo perché l’inconscio in quanto tale non ha alcun centro e l’uomo stesso non ha un’unità. per lo psichiatra francese, quindi, in conclusione non si può ricomporre le due parti: l’Io non può avvicinarsi al Me e tra questi due monti si colloca solamente l’immaginario della pulsione della morte.

Interpretazioni contemporanee del pensiero di Jacques Lacan

Recentemente, la teoria del psicanalista Jacques Lacan è stata più volte riutilizzata e rianalizzata in chiave moderna. L’autore, infatti, è stato paragonato ad altri autori, non solo filosofi o psichiatri. Tra questi, Dante. Tale somiglianza è stata in particolare analizzata da Antonio Di Ciaccia che in “Dante, eretico” ha evidenziato come il parallelismo con Lacan possa essere analizzato dal punto di vista del binomio potere religioso-potere politico. Il primo è un’altra tipologia del secondo: mentre il politico si riferisce al discorso del significante padrone, il discorso religioso fugge da ogni logica di padronanza.

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