La candidatura di Bassolino a sindaco di Napoli rischia di spaccare il PD

La candidatura di Antonio Bassolino alle Primarie che dovranno designare il prossimo candidato del centrosinistra alla carica di sindaco di Napoli, rischiano di riaccendere lo scontro all’interno del Partito Democratico.

All’interno del partito del Premier, Matteo Renzi, si sono già levate le prime voci contrarie all’ipotesi di un ritorno dell’ex primo cittadino, andando a spazzare via la mitologia delle Primarie aperte che avevano sin qui distinto le varie consultazioni a livello nazionale e locale. E’ stata Debora Serracchiani ad aprire un nuovo fronte, affermando che l’orientamento espresso dalla proposta della segreteria sarebbe quello di escludere chi è già stato sindaco. Un orientamento ribadito anche dall’altro vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, quasi con le stesse identiche parole, affermando che quando un’esperienza è chiusa non può essere riaperta.

A rispondere a stretto giro di posta è stato proprio Bassolino, il quale non ha avuto eccessive difficoltà a ricordare che le regole del gioco non possono essere modificate a partita in corso. Un aspetto messo in rilievo anche da un avversario storico dell’ex sindaco, quell’Umberto Ranieri che fu sconfitto alle Primarie per le comunali del 2011 da Andrea Cozzolino (candidatura poi cancellata dall’annullamento per i brogli che le avevano caratterizzate), che pure si dichiara contrario alla scelta di Bassolino, preferendo una candidatura non solo nuova, ma anche in grado di esprimere e rappresentare le forze nuove della società civile partenopea.

Ora non resta che attendere le prossime mosse, che potrebbero far letteralmente implodere il Partito Democratico in Campania. Non sarebbe sorprendente, infatti, in presenza di un divieto a partecipare alle Primarie, la decisione di Bassolino di guidare una sua lista, che andrebbe a creare ulteriori difficoltà ad un partito già in fase di sfaldamento, considerato che l’ex primo cittadino in base ai sondaggi godrebbe ancora di un buon consenso che potrebbe andare ad erodere ulteriormente il bacino elettorale democratico, spingendolo fuori dall’eventuale ballottaggio.

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